Il mio “mantello di San Martino”. Dialogo con Guido Della Frera.

Caro Guido, ci conosciamo da troppi anni, non posso darti del lei…

“Hai ragione, Antonio. Non sarebbe corretto nei confronti di chi ci sta leggendo…”

Ciò premesso, partiamo. Ho voluto incontrarti per raccontare la tua nuova iniziativa, che si svolge nel segno della restituzione e del desiderio di essere utile. Che cosa ha spinto Guido Della Frera, imprenditore affermato con la passione della politica, a costituire una fondazione che ha come scopo statutario “la promozione e lo sviluppo di una cultura umanistica che favorisca il benessere integrale della persona”?

“Vorrei poterti dire che avevo il desiderio di essere nuovamente tuo collega come lo siamo stati in Parlamento, visto che anche tu hai fondato e guidi una fondazione, invece non è così…”

…e com’è?

“È che dopo aver visto la morte in faccia, dopo oltre un anno di durissima battaglia contro una malattia terribile, ho capito che per me era arrivato il momento di fare come San Martino. Lui divise il mantello con un mendicante, per me è il momento di condividere ciò che nella mia vita ho conquistato, con fatica e dedizione. Da questa intuizione nasce la Fondazione Guido Della Frera.”

Quindi possiamo dire che davvero da un male può nascere un bene più grande…

“Nel mio caso certamente sì. Peraltro noi ci ispiriamo ai principi e ai valori cristiani cattolici, quindi questa tua citazione “mascherata” di Sant’Agostino calza alla perfezione. Ci concentriamo particolarmente sulla crescita intellettuale, morale e spirituale della comunità.”

Detta così, può dare l’idea che stai dando vita a un luogo che sarà denso di profondi studi accademici e filosofici…

“Sai che sono una persona pratica. La cultura è importante perché deve dare forza e chiarezza ai valori che vogliamo rappresentare. Però noi abbiamo anche l’ambizione di incidere positivamente nella società e abbiamo individuato tre ambiti principali d’azione. Li abbiamo chiamati “Idee che ispirano”, “Talenti che brillano” e “Solidarietà che unisce”.

Partiamo dai “Talenti che brillano”. In che modo li vuoi accendere?

“Abbiamo fatto nostro un concorso per giovani talenti del digitale organizzato negli anni scorsi dalla brava Marta Ferrari, oggi segretario generale della Fondazione. Si chiama “Io sono futuro” e a breve apriremo il bando.”

In cosa consiste? 

“Daremo voce al talento dei giovani che vogliono utilizzare l’intelligenza artificiale per dare una risposta alle nuove emergenze globali. A giorni lanceremo il concorso. Alla fine del percorso di selezione, 10 startupper selezionati da tutta Italia parteciperanno gratuitamente nell’aprile 2025 a Expo Osaka, presentando il loro progetto di impresa all’interno del Padiglione Italia.”

Mi sembra una bella opportunità, innovativa sotto molti aspetti. Diciamo che porti i giovani all’estero ma per riportarli poi in patria…

“La tua battuta ha un amaro fondo di verità. Sono troppi i ragazzi e le ragazze che vanno via dall’italia perché qui non trovano sbocchi. Nel nostro piccolo vogliamo dare una mano per limitare questo spreco e questa ingiustizia.”

Sono tali davvero. Per quanto riguarda “Idee che ispirano”, a cosa state pensando?

“Vogliamo sostenere iniziative formative e culturali che favoriscano il dialogo tra le persone e le istituzioni e contribuiscano allo sviluppo futuro della società. Sarà una classica attività da “pensatoio”: ricerche scientifiche in collaborazione con università e centri di ricerca, conferenze e dibattiti, attività di advocacy presso le istituzioni,  programmi di formazione su tematiche politiche e culturali. Stiamo tracciando il programma per il 2025.”

Infine, “Solidarietà che unisce”. La tua attività imprenditoriale ha avuto inizio nel mondo della cooperazione. Hai nostalgia di quel tempo, dato che oggi il tuo gruppo opera in ambiti spiccatamente profit?

“Intanto cominciamo col dire che si può fare business in modo attento alle esigenze delle persone che lavorano con te, all’ambiente e al territorio circostante…”

…sono assolutamente d’accordo. Da tempo sostengo – non da solo, naturalmente – che occorre “allargare” il concetto di profitto: in questo nostro tempo non può più riguardare solo il mero conto economico…

“Bravo. Tuttavia, proprio perché sono partito dal mondo della solidarietà e non l’ho mai dimenticato, vogliamo fornire supporto e assistenza alle famiglie in difficoltà.” 

Direttamente?

“No. Lo faremo attraverso realtà del Terzo Settore che già operano in questo campo, per esempio per promuovere l’inclusione sociale e dare sostegno alla genitorialità. Sono convinto che molte delle tristi notizie che vediamo in TV siano causate dall’indebolimento della famiglia, sul piano economico ma anche su quello culturale e dei valori. Noi aiuteremo chi aiuta le famiglie, perché famiglie vulnerabili rendono debole l’intera società.”

Mi sembra un buon metodo rendere più forte chi già sta operando bene…In conclusione, immagini di essere qui tra cinque anni. Come vorresti vedere la Fondazione Guido Della Frera?

“Vorrei fosse diventata un think tank innovativo su questioni di politica, economia e cultura, un polo attrattivo per progetti umanitari di grande livello e un luogo che accompagna i giovani, affinché possano sbocciare. Crediamo fermamente nel potere delle idee, nel valore dei talenti e nell’importanza dei giovani e della solidarietà per costruire una società migliore.”

Antonio Palmieri 

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