Un classico di ogni inizio di nuovo anno sono i consigli per depurarsi dalle tossine e dai chili di troppo accumulati durante le festività natalizie.
“Nel caso del digitale, però le tossine le accumuliamo tutto l’anno…”
Hai ragione, Alessio Carciofi, e lo puoi dire con cognizione di causa, essendo stato il primo in Italia a parlare di digital detox. Però forse più che di detox potremmo parlare dell’arte del rallentare…
“Antonio, dici bene, ma le due cose non sono in conflitto. Dieci anni fa ho fatto del digital detox la mia professione perché credo che la tecnologia dovrebbe migliorare la vita, non ‘distrarla’. Rallentare, cioè prenderti cura di te e ritrovare chiarezza, rimettere in primo piano la tua vita, non la tecnologia in essa contenuta, è parte integrante del percorso che propongo.”
Un percorso che nel 2025 si arricchisce con una nuova proposta: quattro giorni, dal 18 al 22 maggio, di ritiro in un convento del 1200…
“Con “RESET RETREAT” voglio restituire a venti persone lo stesso percorso che ho fatto io dieci anni fa e che mi ha letteralmente ridato la vita.”
Aiutaci a capire…
“Vivevo una vita frammentata, accelerata. Un susseguirsi di notifiche, riunioni, scadenze. Sempre connesso, eppure mai davvero presente. Sempre in movimento, eppure immobile. Il mio corpo urlava stanchezza. La mia anima quasi non la sentivo più…”
…Una condizione purtroppo comune a tante persone, credo…
“…allora ho fatto una scelta che sembrava una pazzia: 4 giorni di totale disconnessione. Niente internet. Niente telefono. Solo io, i muri di pietra di un convento antica, il respiro della natura umbra. Quei quattro giorni hanno riscritto la mia intera esistenza.”
In che modo?
“Il primo giorno è stato strano: la mia mente continuava a correre, cercando l’urgenza che ormai non c’era più. Il secondo giorno ho cominciato a camminare più lentamente, come se i miei passi seguissero il ritmo del vento. Il terzo giorno ho iniziato a respirare davvero. Per la prima volta dopo anni. A guardare. Ad ascoltare. A esistere, non solo a sopravvivere. In quel silenzio ho capito che fermarsi non è un lusso. È un atto di coraggio. Un atto di amore. Cosi che ho iniziato a restaurare la mia anima, la mia essenza.”
Questo dieci anni fa. E ora, cosa proponi?
“Propongo a venti persone di rifare il percorso che ho fatto io, nello stesso posto, al Convento di San Francesco di Monteluco, vicino a Spoleto. Non quattro giorni di pausa, ma un nuovo inizio. Non per sparire dal mondo, ma per ritrovare la propria essenza, lontano dal rumore esterno e interiore.”
Restituendo vita a sé stessi, ma anche in concreto qualcosa al luogo che vi ospiterà…
“L’’80% della quota di partecipazione sarà destinato al restauro del tetto del convento, un luogo che ha protetto migliaia di anime per oltre 800 anni e che continuerà a trasformare chiunque vi si rechi. Il restante 20% coprirà le spese vive per l’organizzazione.”
Qualcuno potrebbe dire che tu sei un luddista non violento. Non distruggi la tecnologia, ma la rifiuti, in un mondo che è destinato a essere sempre più tecnologico…
“Il mio compito è aiutare le persone a concentrarsi su ciò che conta, senza abbandonare la vita digitale. Non ho nostalgia per l’epoca pre-internet e, naturalmente, il digitale lo uso per lavorare. Lo uso, cerco di non venirne usato.”
Quindi il punto consiste nel capire che la vera rivoluzione digitale consiste nell’imparare a vivere la tecnologia come uno strumento al nostro servizio, non come un padrone…
“Non dobbiamo mai stancarci di ribadire che la tecnologia, il digitale, sono strumenti e non fini. Devono servirci, non dobbiamo finire con l’essere noi al loro servizio. Del resto questo atteggiamento è parte integrante dell’approccio della tua Fondazione Pensiero Solido.”
Lo è…ma, terminati i quattro giorni di buon ritiro con te, non vi è il rischio di tornare alla vita prima?
“Bisogna per forza tornare alla vita di prima, ma ci si torna con un di più di consapevolezza, di attenzione, di conoscenza di sé stessi. Una condizione che magari non impedirà di ricadere nei vecchi errori, ma aiuterà a capire cosa fare per risolvere e ripartire nel modo giusto.”
Antonio Palmieri