MCC, Marco Camisani Calzolari: “Così, da Londra, restituisco al mio Paese sapere digitale

“È dal 1993 che inseguo questo sogno: spiegare il digitale agli italiani. Voglio che gli esseri umani ne sappiano sempre di più, per non essere vittime del digitale.” 

Beh, caro Marco, nel 1993 era un un po’ complicato spiegare ciò che ancora non c’era…

“Ma tu hai cercato di fare la stessa cosa in politica e hai iniziato l’anno dopo, Antonio e non hai badato al contesto. La stessa cosa ho fatto io. Avevo colto che il futuro passava dal digitale e che era importante che gli italiani non perdessero questo treno. Oggi sto aiutando milioni di persone a capire il digitale e il sogno si è avverato.”

Con queste parole, Marco Camisani Calzolari, o per chi lo vede a Striscia la notizia MCC, inizia questo nostro incontro.

Marco, in un tuo lungo post su Twitter (tu hai la famigerata spunta blu e quindi puoi superare il limite dei 280 caratteri) di pochi giorni fa hai raccontato le tappe della tua carriera di divulgatore digitale, dalle origini fino a Striscia la notizia…

“… Sarò eternamente grato ad Antonio Ricci per avermi voluto, difeso, sostenuto e, naturalmente, mandato in onda nel programma più visto dell’intera TV italiana. Ho finalmente realizzato il sogno che avevo sognato trent’anni fa: aiutare gli italiani a capire le trasformazioni continue del mondo digitale.”

Il tutto senza mettere piede negli studi televisivi di Cologno Monzese…

“Ci vado pochissimo. Vivo con la mia famiglia a Londra da molti anni e ho uno studio di registrazione digitale in casa che mi consente di produrre in piena autonomia i miei contributi per la trasmissione. Del resto quasi tutto il programma è basato su contributi esterni.”

Non hai bisogno di andare fisicamente in Italia, ma aiuti da lontano…

“Sono un italiano all’estero e sono andato via perché mi sentivo tradito dalla mia nazione. Poi, il tempo, il vivere in una città che mi ha permesso di collaborare con persone di tutto il mondo e, soprattutto, gli italiani che vivono a Londra, mi hanno riappacificato con le mie origini. 

Amo il mio Paese e faccio tutto quello che posso per aiutarlo, nel mio settore, anche se a distanza. Distanza fisica, perché per il resto sono digitalmente presente più che mai.”

Quindi per questo hai iniziato a collaborare con le istituzioni del nostro Paese. Ho in mente per esempio la serie di clip sui principali reati informatici che da novembre dell’anno scorso stai realizzando per la polizia postale…

“All’amor (patrio) non si comanda. 

Porto orgoglioso l’Italia al polso con un braccialetto che non si può togliere. L’Italia non è mai stata dentro di me come ora.

Per questo oltre alle collaborazioni con università e aziende mi sono riavvicinato sempre di più alle istituzioni. Volevo e voglio ridare tutto quello che posso al mio Paese…”

È così hai lavorato e lavori con i carabinieri, con la polizia postale, con il Centro Alti Studi per la Difesa, il Centro Nazionale per la Cybersicurezza…

“Ho collaborato e collaboro con le istituzioni e spesso lo faccio gratuitamente. Preferisco farmi pagare dalle aziende, non da chi aiuta le persone. E in queste collaborazioni istituzionali l’obiettivo rimane sempre lo stesso: mettere gli italiani in grado di saperne sempre di più sul digitale, sui rischi e sulle opportunità che esso porta con sé.”

Vi è poi la consulenza con il sottosegretario all’innovazione Butti…

“Anche qui lo scopo è sempre lo stesso. Spiegare bene ai cittadini come usare il digitale, perché in molti considerano la digitalizzazione una complicazione. Il sottosegretario Butti mi ha voluto perché voleva qualcuno che spiegasse con semplicità l’importanza del digitale.”

A proposito di istituzioni. Il 14 giugno il Parlamento europeo ha approvato il Regolamento “AI Act”, con l’ambizione di farne il testo normativo più avanzato al mondo sugli usi dell’intelligenza artificiale. Cosa ne pensi?

“Su questo regolamento, come avviene di solito in questi casi, ci sono stati commenti positivi e osservazioni critiche, di merito e di metodo. Non essendo ancora definitivo, c’è tempo per mettere a punto le parti meno chiare. Ma è importante che l’UE abbia deciso di dare precise regole a un mondo, quello dell’intelligenza artificiale, che è certamente ricco di opportunità ma che ha bisogno di privacy, trasparenza, sicurezza, correttezza ed etica. Era urgente definire regole e delineare confini.”

Torniamo alla divulgazione del digitale. Da diverse settimane sei impegnato in quello che possiamo definire un servizio di tecnologia solidale: la divulgazione meticolosa dei tentativi di truffa via posta elettronica. Nei tuoi spazi social li posti uno per uno…

“È un modo credo efficace per aiutare le persone e le imprese a non essere vittime di frodi. Se faccio vedere i singoli tentativi di frode, in qualche misura addestro a essere cauti, per evitare di abboccare a questi tentativi di frode…

…non a caso si chiama phishing, cioè pescare…

“…esatto e noi dobbiamo fare sempre più attenzione. Le tecniche di phishing sono sempre più avanzate, quindi la strada maestra per proteggerci da questo tipo di attacchi rimane la divulgazione e l’insegnamento della cultura digitale e della sicurezza informatica. Mostrare i singoli tentativi di furto dei dati va in questa direzione. Bisognerebbe fare di più. Non basto io… Vorrei vedere mille MCC. Non sono geloso. L’obiettivo viene prima del mio ego!”

Mi raccontavi di un tentativo di frode fatta utilizzando i dati dei brevetti e il ministero dello sviluppo economico…

“Il deposito di marchi, nomi e brevetti è un asset importante e digitale è diventato il metodo principale per effettuare questi depositi. Proprio grazie ai dati reperibili nei vari database ufficiali, i malintenzionati inviano delle email contenenti tutti i dati reali dei depositi, con i riferimenti corretti, mettendo come mittente il Ministero dello Sviluppo Economico. Così il messaggio appare molto credibile, ma è un tentativo di sottrarre denaro millantando scadenze di registrazione o motivazioni similari oppure cela trappole ancora più gravi come il furto di dati segreti o minacce ed estorsioni tramite ransomware.”

Quindi secondo te software e sistemi anti intrusione, antivirus e di protezione generale sono imprescindibili, ma non bastano…

“Il fattore umano rimane sempre il primo portale di accesso degli attaccanti: dipendenti e management possono cadere vittime di phishing, soprattutto se viene realizzato con messaggi altamente credibili e contenenti dati reali e precisi. 

Aziende e manager devono capire che la sicurezza non è una semplice formalità burocratica, ma un elemento strategico di altissimo valore.” 

Per questo hai da poco lanciato una tua app…

“Ho pensato che ci volesse una App per far arrivare avvisi urgenti anti phishing sia ai singoli cittadini che alle imprese e dare un luogo unico e veloce dove leggere quello che scrivo.”

Chiudiamo guardando avanti. Stai già preparando in famiglia il tuo successore…

“A cosa ti riferisci?”

Alla performance dell’altro MCC, Mario Camisani Calzolari, tuo figlio dodicenne, con quel servizio in cui spiegava ai bambini come navigare sicuri online…

“Mario è stato molto bravo. La mia idea era che un bambino avrebbe avuto più possibilità di essere ascoltato dai ragazzi rispetto al solito adulto…”

Ci sono ampi trattati pedagogici sull’importanza e sull’impatto positivo della educazione tra pari, la peer-to-peer education…

“…e noi li abbiamo applicati in famiglia! Scherzi a parte, devo ringraziare Striscia. Loro sono giustamente molto restii a utilizzare bambini nel loro programma, ma in questo caso hanno compreso che avrebbe funzionato meglio di me. Soprattutto perché Mario è davvero appassionato di digitale, Studia programmazione e vive immerso nei vari garret digitali.”

In conclusione, tutta la tua attività di divulgatore digitale e del digitale conferma che questo nostro tempo inedito esige da parte di tutti uno sforzo di attenzione e un di più di consapevolezza. Una fatica necessaria per vivere da protagonisti un tempo che potenzialmente ci offre opportunità straordinarie.

“È proprio così. Per questo è importante divulgare, divulgare, divulgare…e, dove possibile, coniugando divertimento e apprendimento.”

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